(scheda pubblicata per l'edizione del 1985) scheda di Tomasi, D., L'Indice 1985, n.10
Adil Bey è il nuovo console turco, appena arrivato a sostituire il suo predecessore morto in circostanze poco chiare a Bartum, cittadina sul Mar Nero, nei primi anni di Stalin. Bey tenta di carpire i segreti della realtà che lo circonda.
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Ma presto capisce che sono piuttosto gli altri a spiarlo, ad osservarlo, a rendere più esplicita la sua estraneità. Poco alla volta la narrazione - tutta costruita sul punto di vista del protagonista - assume le cadenze di un thriller metafisico. Il malessere e l'angoscia di Adil, ma anche le sue speranze di comprendere, si materializzano in quella finestra della casa di fronte al consolato dove qualcuno sembra spiarlo e dove egli stesso lancia i suoi sguardi più apprensivi. L'ambiguità che attraversa e pagine migliori del romanzo, culmina in alcune scene particolarmente intense come l'immagine del punto rosso di una sigaretta alla finestra di fronte o il modo in cui Adil scopre che qualcuno lo sta avvelenando: validi esempi di intensità rappresentativa che certamente avrebbero sedotto l'Hitchcock de "La finestra sul cortile" o de "Il sospetto". Dal procedere del racconto emerge un mondo dove "tutto era sporco: muri, mobili, carte, sporco di quella sporcizia lugubre che si ritrova nelle caserme o in certi uffici pubblici", un mondo che anticipa di quindici anni quello dell'antiutopia orwelliana di 1984, e ne trasmette lo stesso senso dl oppressione.