Negli anni Novanta una rivoluzione si è verificata in architettura e improvvisamente ha portato a conclusione, secondo l'autore, un processo aperto nella preistoria, arricchito nel mondo antico, per molti aspetti vittorioso nel Medioevo e poi nel manierismo, oggetto di furibonde battaglie dal barocco in poi.
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Arnolfo di Cambio, Brunelleschi, Borromini, Wright, Le Corbusier, Terragni, hanno creato un linguaggio emancipato da regole, da prescrizioni compositive. Un linguaggio privo di codice, quindi espressione di libertà democratica individuale e collettiva. Il post-modern (retaggio della tirannide del classicismo) è scomparso dalla vergogna di fronte a Owen, Libeskind, Hecker. "Viviamo in un'epoca trionfale per il linguaggio architettonico".