A Venezia nel 1753 esce anonimo "La filosofessa italiana", il primo romanzo di una florida stagione, messa a tacere due o tre decenni dopo. L'autore è Pietro Chiari, allora e sempre oggetto di una continuata diffamazione aggressiva e monocorde.
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Da quel momento anche l'Italia dei buoni studi dispone di quel fenomeno strano chiamato romanzo, una mostruosità retorica contro cui insorge una reazione di rifiuto sistematico. L'arte del narrare sconvolge il credo dei letterati e le basi della tradizione; il suo non-stile sovverte i canoni del vivere letterario ed editoriale; abbassa i principi dell'autorità sociale e solleva la figura della donna e emblema di immoralità e trasgressione. Nasce così quel rifiuto del romanzo che continuerà a essere una caratteristica dell'Italia moderna, uno dei suoi più notevoli paradossi.
Carlo A. Madrignani. ordinario nell'Università di Pisa, si occupa di storia e critica del romanzo.