La biografia dell'uomo che da cinquant'anni guida il popolo palestinese inizia con un mistero, il luogo di nascita, e con il racconto dell'infanzia trascorsa a due passi dal muro del Pianto, della giovinezza passata in Egitto. Ma nel 1959, quando con un pugno di amici fonda il movimento fedayin di al Fatah, inizia la vera Storia. Quella di Arafat è una vita di peregrinazioni e di lotta.
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Un'esistenza passata a sfuggire ad attentati, a confondere le tracce. E a seminare i propri biografi... Ecco perché questa biografia poteva scriverla solo Amnon Kapeliouk, giornalista di "Le monde", esperto del Medio Oriente, che conosce Arafat da più di vent'anni e l'ha intervistato quasi centocinquanta volte. L'ultimo incontro a Ramallah, dove il vecchio combattente ha vissuto assediato, con un revolver alla cintura. Un lavoro capillare e documentatissimo che si avvale delle testimonianze di centinaia di persone, paletinesi naturalmente (che spesso sono diventati suoi oppositori), ma anche israeliani (soprattutto ufficiali dei servizi segreti), e di un'enorme quantità di documenti. Una biografia politica. E non potrebbe essere altrimenti trattandosi di chi è stato il protagonista della storia del suo popolo. Il libro spiega perché ancora oggi, a settantacinque anni, Arafat incarna, nel bene e nel male, la tragedia e la speranza dei palistinesi. Il suo contributo è dunque centrale nella risoluzione del conflitto in Medio Oriente. Oggi è assediato come "un detenuto agli arresti domiciliari" - secondo le parole del Primo ministro israeliano Sharon - e apparentemente escluso dal potere dell'Autorità nazionale palestinese: perché la figura di Arafat è ancora e sempre così importante? Perché una condanna a morte pende sempre più minacciosamente sulla sua testa? Sopravvissuto a innumerevoli attentati, è da sempre in fuga, minacciato, discusso. Avvalendosi di centinaia di testimonianze di palestinesi, fra cui molti oppositori, e israeliani, questa biografia racconta e spiega la profondità e la complessità del mito Arafat, dell'uomo che incarna da cinquant'anni la tragedia e la speranza del popolo palestinese.