In uno stile frammentario e allusivo, Maria, la protagonista di Blu scuro quasi nero, parla a un ignoto interlocutore (il marito, l’amante, lo psicanalista, il lettore?) delle sue amicizie, dei suoi amori, della sua famiglia, delle sue disillusioni. Un lungo monologo che è in realtà una richiesta di aiuto: 'come se civettassi con la mia infelicità, in un certo senso'.
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Al fondo dell’esistenza solo i ricordi non si estinguono. La memoria proietta immagini sfuocate, stralci e frammenti di ricordi che potrebbero appartenere alla vita di ogni donna, che sono il corredo dell’animo femminile vigoroso e sguarnito.