Alle due del mattino del 13 novembre 1952, a pochi chilometri da Belfast viene ritrovato il corpo senza vita della diciannovenne Patricia Curran, figlia di un giudice dell'Alta Corte. Alla giovane donna sono state inferte trentasette pugnalate.
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Molti indizi spingerebbero a sospettare della ristretta cerchia dei parenti della vittima: il fratello Desmond, avvocato dedito a una religiosità intransigente e puritana, o la madre Doris, psicologicamente labile e profondamente infelice. Ma gli invetigatori di Scotland Yard e i politici britannici che governano l'Irlanda del Nord come una colonia depistano le indagini ricercando un capro espiatorio: uno straniero, un cattolico, magari un polacco dal coltello facile, un "pervertito" omosessuale, un "minorato mentale". In un clima sempre più tenebroso e inquietante, le ragioni di una classe dirigente corrotta e spietata finiscono per prevalere sulla verità dei fatti. Cinquant'anni dopo Eoin McNamee, affascinato dalla figura di Patricia Curran, ragazza indipendente e anticonformista vittima del perbenismo ipocrita del suo ambiente sociale, ricostruisce l'intera vicenda in un libro avvincente come un giallo, scritto con un linguaggio lirico di rara intensità. Il cadavere di Patricia Curran, studentessa di ottima famiglia, venne rinvenuto nelle prime ore del 13 novembre 1952. Portava i segni di trentasette coltellate. L'opinione pubblica reclamava un colpevole per l'omicidio di una giovane così perbene, e la polizia gliene fornì uno di comodo. Ma che personalità aveva la vittima? Non era forse una figlia di papà passata dal bel mondo a un giro di conoscenze pericolose? "Blue Tango" non è solo la ricostruzione di un errore giudiziario, ma una danza macabra che accende i riflettori su un universo di ricatti sessuali e corruzione.