Nato come uno sfogo contro una determinata congiuntura sociale e politica nell'Inghilterra dei primi del Settecento, Gulliver è uno di quei libri che cedono nuove ricchezze ad ogni successiva lettura.
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I suoi bersagli - l'intolleranza, la corruzione, l'avidità, l'ipocrita fiducia nella scienza come soluzione dei mali causati dall'uomo - non hanno perso nulla della loro attualità, e l'amara sintesi che ne deriva è racchiusa nelle parole del re di Brobdingnag, il paese degli abitanti alti come campanili. «Da quando mi avete narrato della vostra nazione» egli dice a Gulliver, «devo concludere che la maggioranza dei vostri indigenti è la più perniciosa massa di vermiciattoli che la natura mai soffrì che strisciasse sulla superficie della Terra».
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