Action al femminile. Una contraddizione in termini per tutti, tranne che per Roger Corman, Gale Anne Hurd e Kathryn Bigelow. Cineasta anomala e dall'approccio filosofico inconfondibile, Kathryn Bigelow costituisce una clamorosa eccezione al sistema dei generi e alla generale tendenza autoreferenziale del cinema hollywoodiano contemporaneo.
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Attenta interprete delle dinamiche dell'action-movie, capace di attraversare con disinvoltura horror, thriller e fantascienza, la regista sembra aver raccolto e portato "oltre", attraverso i suoi film, l'eredit` virile di Sam Peckinpah, il furore politico di Robert Aldrich e la poetica tecnologica di James Cameron. Ex pittrice, la Bigelow filma i corpi con uno sguardo viscerale e consapevole e con una pienezza estranea ai cantori del "postmoderno" a oltranza. In questo senso Kathryn Bigelow sembra offrirsi allo sguardo dello spettatore come uno dei pochi esempi realmente credibili di un cinema americano genuinamente "neoclassico". E sono proprio la densit` dell'immagine e lo specifico corporeo il campo d'indagine privilegiato di questo saggio che attraversa l'opera della Bigelow dagli esordi sperimentali di Set-Up, passando per Strange Days - testo chiave per la precisazione delle peculiarit` etico-estetiche della regista - sino alle claustrofobie abissali di K-19. E perchi non intitolare il libro su una regista cosl "invisibile" e scomoda (liminare com'h a mode ed etichette, e allo stesso tempo capace di agire dentro l'industria hollywoodiana) La Compagnia degli angeli, proprio come un film, a cui teneva particolarmente, che non h riuscita a girare, ma che sembra continuamente prendere vita dalle anime di tutti i suoi personaggi, poliziotti e surfisti, cowboy e vampire, fotografe e militari.