"La figlia del tempo" (1951), l'ultimo libro di Josephine Tev, è probabilmente il romanzo più famoso della serie di Alan Grant.
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Definito da un noto critico "non soltanto una delle più grandi detective story dell'anno, ma di tutta la storia del romanzo giallo", è uno dei primi esempi di "armchair mystery", il "giallo in poltrona": l'investigatore, impossibilitato a muoversi, deve indagare rimanendo chiuso nella propria stanza, e dunque basandosi sulle prove che gli torniscono i colleghi. Alan Grant è confinato in un letto d'ospedale con una gamba rotta, quando una stampa di Riccardo III regalatagli da un'amica cattura la sua attenzione. Il re è passato alla storia per aver fatto rinchiudere nella Torre di Londra, e successivamente assassinare, i due giovani nipoti. Ma il nostro investigatore, osservando il volto e l'espressione di Riccardo III, non riesce a convincersi che si tratti di uno spietato assassino. Esaminando documenti e resoconti storici reperiti da un ricercatore americano, Alan Grant arriva alla conclusione che il crimine imputato a Riccardo III non è che una montatura orchestrata dai Tudor. Le indagini lo porteranno ad altre interessanti conclusioni sui grandi miti della Storia e su come gli uomini di potere riescano a imporre la propria versione dei fatti. Introduzione di P. D. James.