Da mezzo secolo ci si chiede se la Repubblica di Vichy sia stata vittima del regime nazista e dei suoi crimini o una fedele alleata. Michael Curtis ritiene che il "verdetto su Vichy debba essere di colpevolezza".
[...]
In base all'analisi delle fonti d'archivio e della documentazione storiografica, dimostra che il governo francese adottò una politica antisemita più per scelta autonoma che su pressione tedesca e che l'esiguo contingente tedesco presente sul suolo francese non sarebbe mai riuscito a organizzare il rastrellamento e la deportazione nei campi di concentramento degli ebrei, senza l'aiuto della polizia francese. Curtis prende in esame l'atteggiamento della società civile, nonché il silenzio della Chiesa e degli intellettuali.