Michael Patrick ha una camicia immacolata, bianca e linda, anche se sotto le ascelle si allargano sgradevoli macchie di sudore. Sul mento, la pelle irritata di chi si è rasato male e in fretta. Sorride, benché abbia il respiro affannoso. Con la mano destra, stringe una grossa pistola dai riflessi azzurrini.
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L'avvicina all'orecchio di una delle due ragazze che ha sorpreso impauri-te nel bagno. Le tocca la tempia con la canna, ed ascolta un sospiro intimo e terribile. La ragazza avverte il tepore dell'amica al suo fianco, sente che è morbida e vìva, poi abbassa lo sguardo sulle lacrime che, come macchioline dorate, brillano sul linoleum grigio... Potrebbe semplicemente chiudere gli occhi, succhiare tutta l'aria della stanza nel proprio corpo e nasconderla, ma mormora semplicemente: «Non uccidermi...Uccidi lei. Non me.» Questa terribile risposta, e quella tragica giornata di quarantanni fa nel bagno del college, sono nascoste come un incubo da qualche parte nel cuore e nella mente di Diana: una figlia, un marito, una casa e una vita confortate dal benessere e dal decoro. Un incubo che si intreccia alla sua esistenza presente, si fa sentire come una ferita mai chiusa, sì riaffaccia nelle sue grandi e piccole scelte quotidiane. Attraverso una trama avvincente che annulla le differenze di tempo e di spazio, e si risolve in un finale spettacolare e inaspettato, Laura Kasìschke ci conduce negli incanti, nei palpiti del cuore, nelle fantasticherie e nelle fragili identità della gioventù, oltre che nella zona d'ombra del benessere americano, là dove l'inquietudine e la crudeltà regnano sovrane.