La delicatezza del dipinto e la raffinatezza dei particolari, di chiaro gusto gotico, permettono di attribuire l'opera ad un pittore bellunese, vissuto tra i secc. 14. e 15., che lavorò con Simon da Cusighe (forse il miniatore Andrea di cuisi riferisce nei Libri della Masseria del Capitolo). Il dipinto apparteneva alla chiesa di Sant'Andrea, poi demolita.