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Nonsense e altro

De Benedetti, Paolo

2002

Abstract

Di Paolo De Benedetti — direttore editoriale, biblista, saggista, consulente palese o segreto di molte case editrici, protagonista del dialogo ebraico-cristiano in Italia — solo gli amici conoscono un lato più nascosto, una vena però coerente con la sua sottile ironia, con la leggerezza sempre dubitativa e pensosa con cui sa porre gli interrogativi più inquietanti: è la vena del nonsense, di quella letteratura che lo stesso De Benedetti definisce di corpo decoroso e anima insensata, e che si distingue in due ricche e interessanti province: nell'una stanno le opere che non hanno senso perché il loro autore è insensato, nell'altra le opere che non hanno senso perché il loro autore è sensato.
Dapprima il nonsense fu un gioco a più voci, nato nella redazione Bompiani alla fine degli anni Cinquanta, specialmente dalla complicità con Mario Spagnol; più tardi la cantilena, il nonsense, o infine la qinà, la lamentazione, sono ricordo e testimonianza — di gioia, di sofferenza, di rimpianto — che l'autore dedica negli anni successivi agli animali, e prima di tutto e soprattutto al gatto. Poesie d'occasione dunque, e nel senso letterale del termine, scherzose, ma solo in apparenza: per De Benedetti gli animali rappresentano anche l'irruzione, la sopravvivenza a noi concessa del paradiso terrestre. "Non dimentichiamo che dopo il diluvio Dio fece un'alleanza non solo con l'uomo, ma con tutti i viventi (Gn 9) e che Ninive fu salvata per la presenza dei bambini e degli animali (Giona 4)".