Poesia è desiderio di una condizione più alta e più pura. Pochi sentono questo desiderio. Sentirlo non è anche esser poeti, ma è già una predisposizione alla poesia.
Se questo desiderio non ha profonde radici nell'anima, la "cosiddetta poesia" prendeva, da Omero fino a Baude-laire, forme abboccolate e ridicole e da Baudelaire a noi diventa balbettamento da idiota.
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Ho collocato Baudelaire alla frontiera tra due mondi poetici profondamente diversi, perché fino a Baudelaire scende sulla terra e impara a camminare di pari passo con i mortali, mortale essa pure da immortale che era.
È per questa sua essenza di desiderio che la poesia prende così spesso forma di invocazione, di aspirazione, di trepida attesa. E per questo che nella poesia vive così alta la speranza.
A testimoniare nell'animo di Magda De Grada la sacra presenza della poesia, basta l'accento di attesa, basta l'interrogante desiderio, basta il tono d'invocazione così frequente in queste poesie e che molte di esse non sono che schiette preghiere.
Questo per il tono generale. Resta a segnalare la sapiente bellezza del verso, i frequenti rapimenti lirici e - qualità suprema - il passo "eschileo" che risuona tragico e maestoso nelle due poesie "Preghiera 3a" e "Sono i giorni della passione".
Salutiamo in Magda De Grada una miracolosa presenza.
Alberto Savinio