Lamberto Sorrentino, giornalista, fu arrestato dalla Gestapo, perché in articoli sul “Tempo” aveva rivelato che i tedeschi avevano compiuto massacri e non erano affatto arrivati alle zone petrolifere russe, come volevano far credere. Fu l’unico corrispondente di guerra finito in un campo di sterminio tedesco.
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Sognare a Mauthausen non è solo il libro di un giornalista, era anche quello di un narratore, avendo avuto tutto il tempo di penetrare la realtà, l’essenza, la verità di quel che aveva in sé. Nel libro, del vivere del campo, dove era stato assegnato al magazzino di vestiario della S.S., riporta aspetti, momenti, timori, conversazioni, massacri. Rivela come il campo fosse una specie di limbo, “non tra l’inferno ed il passato, ma tra la vita e la morte”; dove ci si ritrovava “con un piede di qua ed uno nell’Aldilà”, in una “condizione inumana o sub-umana”, che sarebbe potuta diventare una condizione super-umana nel tempo del trapasso.