Vivere il carcere e nel carcere significa convivere con lo sguardo degli altri, con l'implacabile giudizio e oblio di un esterno che rende anomali, senza tempo e senza spazio, con un'umanità lisa, consunta.
[...]
Questo volume vuole restituire agli occhi distratti di chi vive fuori dal carcere l'immagine di donne innamorate, di bambine colorate, di giovani nutrite di speranze, adombrate da dubbi e dolori, di donne fragili nell'errore e coraggiose nel momento del riscatto. Raccontarsi per ri-raccontarsi, per trasformarsi da detenute in donne. Al lettore il compito di attribuire a quei nomi un volto, un palpito, un profumo, un gesto: perché i corpi chiusi "dentro" e i corpi chiusi "fuori" hanno tutti le medesime "voci dentro".