"Robinson Crusoe" è il libro più tradotto al mondo, dopo la Bibbia. È anche il primo romanzo d'avventura, scritto con spirito d'osservazione moderno.
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E' il romanzo della contraddizione dell'europeo che ricomincia a percorrere, nella sua avventura straordinaria e desolata, le tappe quotidiane della sua civiltà, fatte di mille dettagli e di uno spirito che sa rialzarsi dopo ogni scacco del suo procedere: "Robinson Crusoe" non è un romanzo coerente, ma presenta la confessione tipica di un uomo del XVII secolo, puritano e pronto alle lacrime, riottoso e impaurito, ignorante e indomito, sempre disposto a ricominciare la sua avventura, costi quel che costi. Per Robinson gli anni non contano, contano i giorni. Ci troviamo di fronte ad un antico documentarista, prototipo dell'uomo industrioso e industriale nelle metamorfosi del secolo che dà inizio alla grande esplorazione del pianeta che porterà la Gran Bretagna, di cui Robinson è figlio, alla scoperta dei più lontani lidi e isole. Senza preoccuparsi di armonizzare la figura del suo personaggio, attento e distaccato dai grandi tempi e preso dall'episodio singolo, Robinson è il primo solitario moderno di cui abbiamo la conoscenza attraverso un'opera diffusa e fortunata. Nonostante i suoi 270 anni, questo personaggio potrebbe essere un uomo d'oggi, caduto in una magnifica disavventura e rimasto solo per un terzo della sua vita.