Nei Natali della mìa infanzia non c'era Babbo Natali. ma solo l.i Befana (che peraltro, come tutti sanno, arriva decisamente dopo . Forse per questo mi ha fatto sorridere vederli insieme nel racconto di Andre'a Vitali, pensionali riluttanti con vista lago, insieme alla Cicogna Che Portava i Bambini e al Topolino dei Denti.
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Non c'era Babbo Natale nel mio Natale, e neppure Gesù Bambino: forse perché sono nata a Trieste, in una famiglia non particolarmente cattolica (mai stata alla messa di mezzanotte), e sparsa per tutta Italia. Quindi le sere della vigilia erano soprattutto una scusa per allestire, con nonni, zii, e cugini, un vero e proprio paleoscenico di Natale. Tavola imbandita, certo. Ma anche l'albero (quello vero . <- un presepe gigante che occupava tutta la credenza: gli specchietti dimenticati nelle vecchie borse facevano da laghi, il bosco era muschio vero, e una carta blu fondente con stelline dorale diventava un magico ciclo. Quasi un'installazione della Biennale. Logico che non ci fosse spazio per altri personaggi, in queste rappresenta/ioni del Natale. E infatti la Befana arrivava dopo, mollo dopo, a casa, il 6 gennaio: una calza appesa non al camino, che nella Milano della mia infanzia esisteva solo nei libri di favole; ma, più prosaicamente, alla cappa aspirante della cucina. Eppure la Befana portava un sacco di cose: regali, monete di cioccolato, dolcissimo carbone di zucchero, e una volta anche del carbone vero infilato a tradimento.