La globalizzazione è il termine con il quale vengono indicate, accanto ed oltre il processo di internazionalizzazione di tutti i fenomeni e di una riduzione delle distanze favorita dai nuovi strumenti di comunicazione elettronica, le paure con cui gli uomini reagiscono alle trasformazioni indotte dal progresso tecnologico e dalle conquiste civili del nostro tempo.
[...] Gli effetti della globalizzazione sono, quindi, di natura culturale e morale, si manifestano nella coscienza di ogni uomo: perciò possono essere "curati" innanzitutto, se non esclusivamente, con l'educazione.
Contemporaneamente, la globalizzazione ha provocato o, comunque, ha significato e continua a significare la scomparsa del lavoro, come espressione di una crisi che sembra irreversibile e che ha creato un nuovo modello di lavoro, che si qualifica come "flessibile", come "temporaneo": anche questa emergenza esige un impegno educativo di tipo nuovo.
Queste due problematiche rendono urgente che il pedagogista ed il politico, ciascuno nelle proprie competenze e responsabilità, disegnino le strategie attraverso le quali l'educazione permanente, da "utopia", diventi un sistema concretamente istituzionalizzato e realizzato: il "sistema formativo integrato", già elaborato dai pedagogisti agli inizi degli anni Novanta ed ora invocato e programmato in sede politico-sindacale, da concetto prospettico deve diventare la bussola per orientare le scelte di politica scolastica e sociale dei presenti e dei prossimi anni in Italia e in Europa.
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