Del sospetto, della paura, della meraviglia, del guardare con altri occhi.
Kant definì minorità lo stato in cui si è incapaci di usare il proprio intelletto senza la guida di un altro. Attibuì la permanenza nello stato di minorità, una volta che si producano le condizioni per uscirne, alla pigrizia e alla viltà, cioè alla mancanza di volontà.
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Ma è sufficiente la volontà? A più di due secoli di distanza, vi sono molte ragioni per dubitarne. Certo, è sì questione di volontà, ma vi è anche un desiderio di restare nella minorità, un bisogno di mantenere la propria sicurezza fino alla rinuncia dell'autonomia.
Alfonso M. Iacono insegna Storia della filosofia politica all'Università di Pisa.